Doomstadt, Latveria
Come si conviene alla residenza ufficiale di un monarca, il Castello Destino include numerose stanze per gli ospiti: lussuosissime camere da letto che farebbero sembrare un prestigioso hotel a cinque stelle poco più di un motel.
È estremamente raro che vengano utilizzate: Latveria ha pochissimi visitatori.
Specialmente se si considerano solamente quelli che entrano nel paese di propria volontà.
Nelle ultime settimane, tuttavia, una delle stanze è stata occupata stabilmente da un membro della famiglia reale. Nonostante la Principessa Destino non abbia bisogno di dormire.
Morgana Von Doom giace sotto pregiate coperte di seta, rigida ed immobile come un cadavere.
I suoi occhi sono aperti e fissano il soffitto da ore, ma non c’è nessuna vita sotto di essi: non sta nemmeno respirando. Non fino a quando la prima luce dell’alba non raggiunge la finestra che si affaccia sulle montagne di Latveria, e con precisione calcolata una sveglia emette un ronzio.
Morgana torna a respirare dalla prima volta da quando si è coricata la sera prima, rimettendosi in piedi per suonare il campanellino dorato appoggiato sul comodino.
La porta della camera si apre, lasciando entrare tre robot dall’aspetto femminile; Morgana ha costruito le tre ancelle con le proprie mani. Avendo cura di non dargli né occhi né faccia.
<Buon giorno, Vostra Eccellenza. Il ciclo rigenerativo è stato efficiente?> chiede una delle ancelle dopo un ossequioso inchino. La seconda si affretta a rifare il letto, operazione rapida dato che Morgana non ha mosso un muscolo per tutta la notte, mentre la terza ancella le spazzola i lunghi capelli corvini nonostante siano perfettamente in ordine.
-Una perdita di tempo. Notizie da mio padre?-
<La colazione sarà servita
alle ore 6:30.>
-Non è quello che ho chiesto. E poi sono un androide, non ho bisogno di mangiare!-
<È una richiesta di vostro padre.>
-Non mi avete informato del suo ritorno.-
<Corretto.>
-Hm. In questo caso, lucidate la mia armatura mentre mi preparo.- Morgana ordina, ritirandosi nel lussuosissimo bagno personale. Non lo ha mai usato naturalmente: il suo corpo androide può simulare tutto quello che può fare un essere umano, ma lei è la figlia di Destino.
Deve essere perfetta.
Osserva il proprio riflesso nello specchio, riflettendo sulla situazione.
-Padre non è ancora tornato. La figlia di Destino dovrebbe essere al comando, non uno dei suoi Doombot. Io sono superiore a loro. Ma così ha decretato Destino, e Destino non può sbagliare.-
Morgana si sciacqua la faccia. La pelle sintetica analizza la temperatura dell’acqua, ricordandosi di simularne la sensazione per mezzo secondo.
-Destino non può sbagliare.- Morgana ripete, fissando il riflesso dei propri occhi.
#26 – Un'anima
metallica di rabbia e paura[i]
Forse ieri, forse domani, forse mai
Victor Von Doom riprende i sensi, rendendosi immediatamente conto di non avere l’armatura.
Come se privarlo della sua seconda pelle non fosse abbastanza, indossa un’odiosa uniforme arancione ed i suoi polsi sono stati ammanettati ed incatenati ad un tavolino.
-Cos’è questo affronto!? Chi osa prendersi gioco di Victor Von Doom!?- urla, concentrandosi su un incantesimo di trasmutazione che dovrebbe mutare le manette in guanti metallici.
Invece non succede niente. Un tentativo di evocare le Fiamme delle Faltine per fondere le catene è altrettanto vano.
La stanza in cui si trova è piccola e spoglia, illuminata da una singola luce al neon che ha decisamente passato giorni migliori.
Non appena la porta si apre, Victor fa un tentativo di scagliare il tavolino verso i suoi visitatori, un altro gesto inutile dato che è saldamente ancorato al pavimento.
Con tutta calma, una donna di origini asiatiche che indossa un completo d’ufficio nero posa alcuni fogli sul tavolino, assieme ad una penna a sfera.
-Victor Von Doom di 0257/9023-B? Firmi qui, qui e qui, grazie.-
-Destino non sa cui tu sia, donna, o perché si trovi qui: non ho alcuna intenzione di...-
-Oh, che svampita, ho dimenticato di presentarmi. Deve scusarmi, ma ho solo i biglietti da visita con il vecchio logo, mi consegneranno quelli nuovi la settimana prossima e non ho avuto occasione di andarli a ritirare ieri! Ms. Wuji, molto piacere.- si presenta la donna.
Il biglietto da visita che ha posato sul tavolino recita “Commissione Invarianza Temporale”.
-Vi conosco. Ho già avuto a che fare con voi burocrati temporali.- [ii]
-Ah sì, ecco, non direttamente. Era stato indagato per possesso di un dispositivo temporale illecito, ma le accuse sono cadute quando la abbiamo registrato la sua morte. Tuttavia, l’anno prossimo ci siamo accorti che in realtà aveva solo simulato la propria morte, mister Von Doom di 0257/9023-B, e l’altro ieri mi sarà assegnato il suo caso.-
-Destino ne ha abbastanza delle tue parole prive di senso, donna. Esigo di essere immediatamente rispedito nel mio tempo.-
-Temo non sia possibile, mister Von Doom di 0257/9023-B. Abbiamo indagato su di lei, e ci risulta che abbia violato 3278 leggi temporali, 34 trattati intra-temporali, ed abbia commesso almeno una mezza dozzina di genocidi di continuity. È tutto nel documento d’accusa.- risponde la donna, battendo il dito sul documento.
-In qualità di sovrano di Latveria non posso essere accusato di nulla. Non riconosco la vostra autorità, Ms. Wuji. Ora esigo di essere rilasciato, in questo stesso momento!-
-Prima firma il documento, mister Von Doom di 0257/9023-B, e prima potremo procedere.-
-Un re non può firmare in catene.-
-Mobius mi aveva avvisata che sarebbe stato un caso difficile. Va bene, ma faccia in fretta.- concede la donna, e quando mette una mano in tasca le manette si aprono.
Victor reagisce con rapidità, alzandosi dalla sedia e preparandosi a prenderla come ostaggio; non appena lo fa, si ritrova di nuovo seduto contro la propria volontà.
Afferra di scatto la penna e la lancia con precisione, mirando all’occhio: la penna si ferma a metà tragitto, per tornare nella sua mano quando il tempo si riavvolge.
-Vuole firmare o no? La avverto che ho tutto il tempo del mondo.- Ms. Wuji gli ricorda.
Ribollendo di rabbia, Victor afferra il foglio ed inizia a leggerlo. Solo per sbatterlo sul tavolo.
-Una confessione!?-
-Se desidera può fare ricorso a tutti i 3318 capi d’accusa, mister Von Doom di 0257/9023-B. Con un buon avvocato, potrebbero bastare due o tre secoli per ognuno. Devo recuperare il form da compilare per richiedere un avvocato? L’avverto che i tempi di attesa sono di altri otto secoli.-
-Desidero parlare con chi ha OSATO ordinare l’arresto del Dottor Destino!!!-
-Ma certamente. Deve solo firmare qui, qui e qui, mister Von Doom di 0257/9023-B.-
Con tutto l’odio del mondo, la scritta “Victor I Rex” viene approntata dove richiesto.
Ms. Wuji è così rinfrancata da non rendersi conto che Victor si sia intascato la penna.
Doomstadt, Latveria
La tavola è imbandita con una colazione degna di un re. I camerieri sistemano ogni singolo piatto con dovizia di particolari che persino uno chef a cinque stelle troverebbe eccessivo.
Oltre al terrore di commettere il più piccolo errore, anche il silenzio sta causando sudori freddi.
Il Dottor Destino siede a capotavola, all’altro lato di Morgana; quasi sei metri di tavolo li separano.
Il protocollo è estremamente rigido e chiaro: solamente Destino può iniziare la conversazione.
Il più delle volte Destino è molto cordiale, scambiando due parole con i camerieri per chiedere notizie sui loro familiari o un’opinione sull’andamento della giornata precedente.
Nelle cucine, circola ancora la leggenda secondo cui di notte si sentano ancore le urla dell’ultima persona che si è lamentata del tempo.
Altre volte il Dottor Destino si limita a sedersi a tavola e mangiare senza proferire parola, lasciando trapelare che dietro la maschera ribolle la rabbia. In molti hanno notato che è di questo umore ogni volta che si vocifera abbia combattuto contro i Fantastici Quattro, ma nessuno ha avuto il coraggio di dirlo.
Molto più raramente, come oggi, il Dottor Destino resta completamente in silenzio a fissare il cibo.
Non appena la tavola è completamente apparecchiata, pronuncia la prima parola della giornata:
-Lasciateci.-
I camerieri si congedano con un rapido inchino e non si attardano, lasciando la sala da pranzo.
Quindici secondi di puro silenzio. Cibo e caffè iniziano già a raffreddarsi.
-Se vuoi dirmi qualcosa, Morgana, hai il permesso di parlare.-
-So benissimo che sei un Doombot. Dov’è mio padre?-
-Ininfluente. Destino si reca dove desidera senza dover rendere conto a nessuno.-
-Non è più tornato dal suo viaggio a New York[iii] dove ha effettuato un salto temporale. Dev’essere possibile rintracciare le sue attuali coordinate!-
-Destino tornerà quando Destino tornerà.- il Doombot sentenzia.
-Almeno lascia che io vada a New York per scoprire cosa gli è successo! Non puoi impedirmi di recarmi in America, mio padre mi ha nominata Ambasciatrice alle Nazioni Unite!-
-Corretto. Ma la volontà di Destino è chiara: non ti è concesso agire a New York al di fuori dai tuoi doveri diplomatici. Che sono a sua personale discrezione, ed in Sua assenza, a mia discrezione.
-Ma in assenza di mio padre, sei tu a governare Latveria. Non è così?-
-Sono la volontà e l’autorità di Destino sino al suo ritorno.- il robot conferma.
-Quindi, in quanto cittadina di Latveria, sono sottoposta alla tua volontà. Se tu mi concedessi di recarmi in America...-
-...violerei un comando diretto di Destino. E solo Destino può rescindere ciò che Destino ha decretato.-
-Questo non succederebbe se mio padre avesse lasciato a me le redini in sua assenza.- Morgana si lamenta, incrociando le braccia e tenendo il muso come un’adolescente ribelle.
Il suo corpo e la sua programmazione possono avere meno di un anno, ma il suo aspetto e la sua impazienza assomigliano fin troppo a quelli di una diciottenne.
-Stai forse sindacando la saggezza di Destino, Morgana Von Doom?- il Doombot chiede, alzandosi drammaticamente in piedi ed alzando il tono della voce.
-No, “padre”. Destino non può sbagliare.-
-È naturale che una figlia devota senta la mancanza del padre, Morgana, ma Destino tornerà a Latveria. È l’ordine naturale delle cose, come il sole che sorge al mattino.-
-Ed io cosa dovrei fare nel frattempo!? Sono la seconda mente più brillante del pianeta! Posso utilizzare i doni che Destino mi ha dato in modi migliori che ascoltare i piagnistei di nazioni inferiori che un giorno saranno sotto il suo dominio!-
-Questa discussione è terminata. Destino ha parlato.- il Doombot sentenzia, per poi indicare la tavola imbandita.
-Molte persone hanno lavorato duramente per imbandire questo banchetto, Morgana. Se avessi ordinato loro di non farlo, visto che nessuno di noi due necessita di cibo, cosa sarebbe successo?-
-Avremmo evitato uno spreco inutile.-
-Tutt’altro. I cuochi sono fieri del proprio lavoro. Gli stomachi delle masse saranno pieni, quando avrò ordinato di distribuire il cibo avanzato. Saranno grati per la magnificenza di Destino, perché gli sarà ordinato di gustarselo. Latveria è un meccanismo complesso come me e te, Morgana: interferire con il suo funzionamento sarebbe come pretendere di migliorare la perfezione.-
-Destino non può sbagliare.- Morgana ripete.
-Destino non può sbagliare. Tutto ha un ruolo nel Suo schema.-
-E quale sarebbe il mio ruolo, allora?-
-Solo Destino lo sa. Come parte della tua educazione, è ora che tu pensi al bene di Latveria.- il Doombot sentenzia, allontanandosi dalla tavola da pranzo.
Morgana resta sola in una stanza dedicata a qualcosa che a lei non serve, di fronte ad un’accozzaglia di fonti di energia organica infinitamente inferiori alle batterie che l’alimentano.
Un raggio laser scaturito dalla sua armatura incenerisce il cibo, dando fuoco al tavolo di legno pregiato. Il cuore artificiale di Morgana impiega il doppio del solito a ritornare alla frequenza naturale dei suoi battiti.
Forse ieri, forse domani, forse mai
Il volto di Victor Von Doom non è più sfigurato[iv], ma preferirebbe mostrare in pubblico il suo volto devastato che essere visto così: in una comune uniforme da carcerato, scortato da una grigia burocrate e da due soldati in tenuta antisommossa.
L’atmosfera è opprimente: infiniti cubicoli dove uomini insignificanti lavorano chini sul proprio computer, con occasionale chiacchierata alla macchina del caffè.
-Per essere un’organizzazione trans-temporale con accesso all’infinità del tempo, il vostro livello di tecnologia è risibile.- osserva Victor.
-C’è chi ci definirebbe lenti ad adattarci, vero, ma noi abbiamo un altro punto di vista: siamo molto cauti prima di cambiare. Ma ci evolviamo: ha già testato che il nostro campo di anti-magia funziona alla perfezione, ed ora alcuni dei nostri distributori hanno il cappuccino.-
C’è molto movimento tra i cubicoli: alcuni operati stanno sostituendo le scrivanie, mentre altri stanno coprendo di vernice la scritta CIT che era in bella mostra.
-Lei è fortunato, mister Von Doom di 0257/9023-B, potrebbe essere uno degli ultimi ad essere giudicato dalla Commissione Invarianza Temporale. I nuovi proprietari preferiscono Time Variance Authority, quindi siamo un po’ impegnati con il rebranding. Rimpiazzare infiniti biglietti da visita ed una infinità di infinite scrivanie con il logo TVA prenderà un bel po’ di tempo, ma il tempo è il nostro lavoro!-
-Ogni secondo in questa infernale glorificazione della burocrazia fine a sé stessa è già un tormento insopportabile.- commenta Victor.
-Con un’attitudine del genere non spenderà ancora molto tempo qui. Siamo arrivati.- lo informa Ms. Wuji, scortandolo oltre la porta che conduce ad un’aula di tribunale.
Victor resta in piedi di fianco a Ms. Wuji, di fronte al seggio presieduto da tre giudici, tutti e tre identici: uomini di mezz’età con folti baffi.
-Il Tribunale Temporale ora giudicherà il caso di Victor Von Doom della linea temporale 0257/9023-B. Presiedono gli onorevoli Ouroboros M. Mobius, Paradox M. Mobius e Mobius M. Mobius.- annuncia Ms. Wuji.
-Avrò già avuto a che fare con 0257/9023-B[v] prima della mia promozione, e non ne avevo nostalgia.- interviene subito uno dei tre giudici.
-Un Von Doom proprio da quella linea? Dobbiamo ancora finire di mettere fine agli squilibri del caso Nemesi, ed ora si aggiunge anche un Von Doom? In ogni linea temporale sembra essere l’unica persona capace di infrangere più leggi temporali di Kang!- si lamenta un altro giudice.
Victor Von Doom ne ha avuto decisamente abbastanza: come se non fosse già abbastanza essere ammanettato e trattato come un comune criminale, ora questi burocrati lo stanno ignorando.
-Destino non riconosce la vostra autorità. Rilasciatemi ALL’ISTANTE e FORSE non ridurrò la vostra intera organizzazione ad un cumulo di macerie!!!-
-Ugh, prima le minacce, poi i monologhi, i Von Doom sono sempre i soliti.- sospira il terzo giudice.
-Victor Von Doom di 0257/9023-B, è stato informato dei suoi crimini temporali. Come si dichiara?-
-Mi dichiaro immune dalle vostre leggi. Mi dichiaro stupefatto dalla vostra incapacità. Mi dichiaro disgustato dalla presunzione di dare ordini a Destino. Mi dichiaro superiore al tempo.-
-Ecco, visto? Monologo. Preciso come un orologio atomico.- sospira Mobius M. Mobius.
-Sia messo agli atti che l’imputato si dichiara colpevole. Per il potere conferito a questa corte dalla Commissione Invarianza Temporale, Victor Von Doom di 0257/9023-B viene condannato alla cancellazione capitale tramite cannone retroattivo alle ore...-
-Che è successo? Come ha fatto!?- lo interrompe Destino, cambiando drasticamente tono di voce e guardandosi attorno terrorizzato.
-Ms. Wuji, controlli l’accusato!- incita uno dei Mobius.
-Sono io Wuji! Ha scambiato le nostre menti!- rivela “Victor”, puntando il dito accusatorio verso la burocrate che ne è completamente sconvolta.
-Che cosa? No, non è possibile! Gli inibitori telepatici sono in funzione, non può aver effettato uno scambio mentale!- si discolpa “Wuji”.
-Non ascoltatelo, direbbe qualunque cosa per salvarsi! È vero, abbiamo preso precauzioni, ma è un Von Doom! Non potete lasciare che metta le mani sulla nostra tecnologia!- insiste “Victor”.
-Hmm. Non sarebbe la prima volta in cui un Von Doom supera le nostre difese... agenti, disattivate l’attrezzatura di Ms. Wuji.- ordina uno dei Mobius.
-No, fermi, state commettendo un grosso errore!- si lamenta la donna, accerchiata dagli agenti.
Uno di loro le immobilizza le braccia, mentre l’altro estrae un dispositivo dalla tasca di lei.
Non appena viene disattivato, le manette di “Victor” si aprono... e lui sorride.
-Vero. Un’armatura dovrebbe offrire più protezione.- commenta, recuperando la penna dalla tasca ed usando tutta la forza che ha in corpo per conficcarla nel collo della guardia.
Ms. Wuji urla quando il sangue della guardia le schizza addosso, e gli eventi si succedono rapidamente.
La seconda guardia fa fuoco: Victor usa il cadavere della prima guardia come scudo umano.
Bastano pochi secondo per disintegrare il bersaglio ma sono più che sufficienti per recuperare l’arma della prima guardia, comprenderne il funzionamento, ed utilizzarla per disintegrare la seconda guardia.
-Ordine! Ordine! Emergenza nel Tribunale Temporale! – sbraita uno dei Mobius; gli altri due si sono già nascosti dietro i propri scranni, nonostante siano protetti da un campo di forza.
Ms. Wuji cerca di scappare, ma Victor l’afferra per un braccio e la tira verso di sé.
-Non ancora. Mi serve uno scudo per qualche altro momento.- la intima Victor, intento a maneggiare il dispositivo che le ha strappato di mano.
-Tecnologia affascinante. Ma per Destino, ottenerne il controllo è triviale. Potreste conquistare l’infinito, ma come tutti i burocrati non avete una goccia di ingegno nelle vostre vene.-
Sia Destino che Ms. Wuji scompaiono dalla vista, pochi istanti prima che il tribunale venga invaso da una dozzina di agenti in tenuta di sommossa.
-Dove è andato? Quando è andato?- chiede Mobius.
-I nostri sensori non lo rilevano!- risponde Mobius.
-Non può essere ritornato nel tempo lineare. Ordine generale a tutta la Commissione: la ricerca di Victor Von Doom ha la massima priorità!- ordina Mobius.
Doomstadt, Latveria
Ben pochi latveriani hanno interagiscono regolarmente con Morgana Von Doom: la principessa non è esattamente una persona socievole. In effetti, solamente un cittadino sembra apprezzare il tempo speso in sua compagnia. Non troppo sorprendente, data la sua esperienza con i Von Doom.
Il vecchio Boris sta ha ascoltato le sue lamentele, anche ora che si stanno avventurando in uno degli infiniti passaggi segreti al di sotto del castello.
-È un oltraggio! Sono certa che si tratti di un malfunzionamento! Sabotaggio, senza ombra di dubbio, dato che mio padre non commetterebbe mai un errore di programmazione!-
-Naturalmente.- si limita a rispondere Boris.
-Nessun Doombot può essere così stolto da pensare di poter guidare Latveria meglio del sangue del sangue di Destino!-
-Il tuo non è sangue, Morgana.-
-Bah! Distinzione insignificante! La mia mente è stata programmata utilizzando quella di Victor Von Doom: che la sua essenza mi sia stata trasmessa attraverso un codice binario anziché un codice genetico non fa alcuna differenza! Trovi l’idea degna di essere canzonata, Boris? Posso avvertire il tuo sorriso!-
-Le mie scuse, Principessa. Notavo solo con piacere che avete lo stesso “bah!” di vostro padre.-
-Non è saggio prendersi gioco di un Destino, Boris, anche in luogo riservato come... uhm. Questa parte del castello non fa parte del mio database.- si rende conto Morgana, attivando un proiettore olografico sul guanto della propria armatura. Proietta uno spaccato dei sotterranei; la loro attuale posizione è indicata con una luce verde lampeggiante, ben al di fuori della mappa proiettata.
-I sensori della mia armatura non identificano nemmeno questa sezione. Come la conosci, Boris?-
-Il Castello Destino cela infiniti segreti, Principessa. Molti dei quali ignoti anche a me, certo, ma penso di conoscere cosa può saziare la vostra fame di risposte.-
L’anziano consigliere estrae una grossa chiave di ferro arrugginito, utilizzandola per aprire la serratura di una porta di legno di quercia vecchia centinaia di anni.
Gli serve uno sforzo considerevole per aprirla; Morgana potrebbe rendergli il compito meno faticoso, se un compito così umile non fosse ben al di sotto del suo rango.
-Davvero pensi che in queste fondamenta io possa trovare qualcosa di più di una cantina in disuso infestata di ratti, Boris?-
-Credo di sì, Principessa.- Boris risponde, attivando un interruttore.
Luci al neon illuminano quando di più lontano dall’aspetto delle segrete del castello: un ampio laboratorio al massimo dell’avanguardia, molto più grande di quanto dovrebbe essere possibile senza intralciare le fondamenta dal castello.
Morgana si avvicina all’imponente computer centrale che domina il laboratorio, passando oltre la lunga fila di alcove dove dozzine e dozzine di robot restano in stand-by.
I Doombot sono il modello più frequente, seguiti da diverse guardie robot... e persino da un paio di Boris, indistinguibili dall’uomo che l’ha accompagnata.
-Il laboratorio informatico centrale. Dove vostro padre progetta i suoi Doombot, e dove i loro database vengono integrati. Per sostenere l’illusione che ogni Doombot sia il vero Destino, è necessario un altissimo livello di coordinazione.-
-Parole complesse per un vecchio. Sei il vero Boris o una sua copia robotica?-
-Sei un LMD i cui schemi mentali ricalcano quelli di Victor Von Doom, o sei la figlia di Destino?-
-Hm. Touché. Quello che importa è che, tramite questo computer centrale, io possa riprogrammare i Doombot ed ottenere il controllo di Latveria sino al ritorno di mio padre.-
-Non sarebbe una violazione dei suoi ordini?-
-Non se sarò capace di prendere il controllo del sistema. Destino non commette errori, quindi l’unico motivo per cui potrebbe aver lasciato un punto debole nelle difese informatiche sarà dare a me l’opportunità di dimostrare il mio genio.- razionalizza Morgana, iniziando a lavorare.
-Sì. Certamente è l’unica spiegazione possibile.- commenta Boris, mettendosi comodo ed accendendosi una pipa.
Forse ieri, forse domani, forse mai
Il salto temporale è stato violento: nonostante un’eternità a controllare il continuum spazio-temporale, Ms. Wuji non è abituata a viaggiare nel tempo.
Si rialza in piedi, realizzando dove si trova quando attorno a sé vede la larga collezione di uniformi degli agenti temporali che la Commissione utilizza per catturare bersagli nel tempo lineare.
-Ms. Wuji. Interessante scelta di nome.- dice una voce nascosta dietro una catasta di uniformi, armi e strumentazione varia, la maggior parte delle quali sono state saccheggiate per estrarre parti specifiche.
-Nel taoismo, significa "senza limiti" e dà origine allo Yin e allo Yang. Voi burocrati credete che scegliere nomi che rimandano all’infinito... Mobius, Ouroboros, Wuji... vi aiuti a ridurlo a qualcosa che si possa controllare. Quando c’è una sola persona in tutto il multiverso che può piegare l’infinito al suo volere.-
-La prego, non c’era niente di personale nel mio operato. Stavo solo facendo il mio lavoro!
-Silenzio.-
L’uomo che esce dall’ombra non è più il prigioniero in uniforme arancione. Indossa un’armatura bianca come la morte, costruita con la tecnologia recuperata nel magazzino ed integrando il dispositivo di manipolazione temporale rubato.
-La Commissione Invarianza Temporale si crede invincibile. L’onta dell’aver offeso la mia regale persona sarà lavata con il sangue.-
-Mi lasci andare, Von Doom di 0257/9023-B, e giuro sulla sacra linea temporale che...-
-Non si rivolgerà mai più a me con un numero, Ms. Wuji. Qual è il mio nome?-
La donna osserva gli occhi che la fissano da dietro la maschera. C’è solo un nome che può descrivere il mostro scatenato dall’orgoglio della Commissione.
-Destino.-
Sono le sue ultime parole prima che un raggio scatenato da un guanto in armatura la disintegri.
-Caso chiuso.- sentenzia il Dottor Destino.
Doomstadt, Latveria
Boris si sta godendo un po’ di meritato riposo; non c’è nessuna sedia nel laboratorio informatico, quindi si è appisolato appoggiando la schiena contro una delle proprie copie robotiche.
Fino a quando non viene svegliato dal letale assieme di raggi energetici e grida isteriche.
-Dannata macchina infernale!!! Accederò al tuo sistema anche se dovessi strappare ogni tuo maledettissimo cavo e stringere il tuo mainframe pulsante tra le mie mani!!!- sbraita Morgana, sfogando la propria rabbia scatenando la potenza di fuoco della propria armatura contro il laboratorio. Il computer centrale resta senza un graffio, protetto da un campo di forza.
-Suppongo che non abbia funzionato.- commenta Boris, rialzandosi in piedi.
-Il sistema è assolutamente impenetrabile. Non c’è alcun modo di accedere... le difese sono perfette, mio padre non ha lasciato nulla per me.-
-Mi dispiace, Principessa. Forse vostro padre non ritiene che siate già pronta per agire al suo posto.-
-Allora si sb... no, tu ti sbagli, Boris. Il sistema centrale può essere isolato, ma non si può dire lo stesso di tutti i Doombot.- dice Morgana, che con ritrovato vigore si avvicina ad uno dei Doombot inattivi. Estrae dal robot una piccola scheda di memoria, non più grande di un’unghia, per poi ritornare al computer centrale.
-Queste unità sono tabula rasa, non ancora programmate. Posso caricare un nuovo sistema operativo per riscrivere quello esistente; avrà bisogno di difese imponenti per non essere rilavato dalle difese interne. Per fortuna, ho a disposizione esattamente quello di cui ho bisogno.-
-Avete intenzione di caricare voi stessa, Principessa?-
-E rischiare la mia vita, privando Latveria di un’erede? No, sto caricando una delle intelligenze artificiali che mio padre ha salvato nel suo archivio personale. Devo solo effettuare qualche piccola modifica perché risponda ai miei comandi, e potrò usarlo per riprogrammare il network dei Doombot dall’interno... ecco fatto!!!-
Con eccitazione, la ragazza scarica il nuovo programma nella scheda e lo inserisce nel Doombot.
-Svegliati, modello AV-54.-
Gli occhi del Doombot si aprono. Dovrebbero essere normali occhi marroni, ma una fredda luce rossa viene immediatamente attivata nell’iride. E la sua voce è molto più meccanica di quella del Dottor Destino.
<Quella designazione è obsoleta. Chiamami con il nome con cui mi ha programmato Destino.>
-Che sarebbe?-
<Chiamami Ultron-13.>
CONTINUA
[i] "Never Fade Away", Cyberpunk 2077
[ii] Su Fantastic Four #352 (in Italia, su Fantastici Quattro Star Comics #96)
[iii] Su Uomo Ragno MIT #107
[iv] Come visto nello scorso numero
[v] Il nome della linea temporale MIT dato dalla Commissione è già apparso su Quasar MIT #32, ed è un inside joke: a parte il B per strizzare l’occhio alla deviazione dalla Marvel originale, è il numero dato da Walt Simonson alla linea temporale Marvel su Fantastici Quattro Star Comics #97.